Il progetto del Nuovo Mercato di Testaccio da il nome alla totalità di un complesso più vasto essendo l’opera pubblica principale, è stato realizzato attraverso la procedura del project financing con un concessionario ed esecutore privato e affidato, per la parte progettuale architettonica, ad un gruppo temporaneo di professionisti composto, oltre che dal nostro studio, dagli architetti Guidi e Scalzo all’interno del quale Rietti ha disegnato solo la struttura pubblica del mercato. Il complesso di cui appunto il Nuovo Mercato è parte, è costituito di vari elementi su quattro livelli: due interrati e due fuori terra. I livelli interrati comprendono il piano archeologico, di cui è allo studio la musealizzazione, e un piano di parcheggi; i livelli fuori terra, organizzati nei due isolati separati da via Volta sono composti da edifici autonomi con funzioni diverse. L’edificio compreso tra le vie Volta e Galvani ospita servizi vari, mentre l’edificio compreso tra via Volta e via Manuzio è il Nuovo Mercato di Testaccio di cui, appunto, ci siamo occupati. La direzione dei lavori di tutto il complesso è stata a cura del concessionario e costruttore.

La logica insediativa del Nuovo Mercato di Testaccio nasce da una filiazione diretta e consapevole della natura del contesto in cui si inserisce, assumendone come positivi principi fondativi. Infatti Testaccio è una parte moderna (post-unitaria) della città che è riuscita a dialogare con le aree circostanti ed è luogo di vita piacevole.
Tra i vari approcci che un progetto può scegliere nell’inserirsi in un contesto, a parte l’indifferenza e l’incapacità, si possono elencare i casi di chi per impossibilità di dialogo o per palese e motivata contestazione del contesto propone, con il nuovo inserimento, un diverso modello urbano che il tempo può adottare oppure, soprattutto recentemente, appare sempre frequente una logica di contrapposizione che ha come effetto una visibilità immediata, riconducibile a tecniche pubblicitarie. Nel nostro caso invece la “ricerca” è rivolta ad un inserimento educato -ma non mimetico- del nuovo in un contesto consolidato. Abbiamo quindi rivolto particolare attenzione all’inserimento di un nuovo edificio, realizzato con tecniche non usuali per le imprese locali -un cantiere quasi completamente a secco cioè fabbricato fuori cantiere e qui solamente montato, realizzato con macchine a controllo numerico inserendo in tali processi uno spirito duttile quasi artigianale. Osserviamo infatti che solo il perimetro esterno utilizza profili industriali, sia pure assemblati in diversi modi, mentre la quasi totalità dell’edificio è realizzata con profili eseguiti su disegno in lamiera strutturale.
L’impianto generale della nuova struttura riprende quindi il concetto dell’isolato di Testaccio scalandolo proporzionalmente fino a divenire la cellula base di tutto il progetto: il blocco di quattro banchi vendita riuniti secondo una simmetria a due assi. Questo modulo, pressoché quadrato di 10x8 metri, è il cuore dell’intervento. Ma lo è ancora di più per motivi che vanno oltre le logiche della disciplina architettonica in quanto il proposito principale del nostro disegno progettuale è stato di consentire l’assoluta continuità di fruizione degli spazi tra il quartiere e la nuova struttura attraverso una totale permeabilità e accessibilità dell’edificio, evidenziata anche dai 23 ingressi -in media uno ogni 9 metri-, attraverso una continuità di sensazioni sensoriali tra interno ed esterno fatta di luce, atmosfera e di superfici: le coperture trasparenti, il filtraggio della luce, la completa complanarità e identità tra marciapiede e pavimentazione del mercato, la particolare configurazione “urbana” dei banchi ...
La struttura regolare a blocchi è, per contrasto, esaltata dal posizionamento, in corrispondenza di ogni ingresso, di una forma libera e sinuosa -le lanterne- che sono diventate il simbolo del progetto e che durante le ore notturne diffondo una particolare luce chiara.
L’edificio è a doppia altezza: la parte superiore è esclusivamente dedicata agli impianti e alle schermature che regolano il filtraggio della luce e il passaggio dell’aria, tranne una parte minore che ospita al livello superiore uffici e spazi espositivi connessi al piano degli scavi archeologici. Infatti tutta la struttura è completamente permeabile alla luce attraverso schermature del tutto o parzialmente trasparenti e sovrapposte ma non continue per consentire il passaggio dell’aria. L’attacco al cielo è composto da una superficie quasi continua di pannelli fotovoltaici, escluse le corsie pedonali, che oltre a svolgere la propria funzione naturale contribuiscono a schermare le aree sottostanti. (Purtroppo in fase di esecuzione questo piano continuo ma sfalsato di pannelli è stato realizzato con alcune varianti consentendo attualmente un passaggio di aria superiore, anche se non di molto, al previsto. Gli inconvenienti di tale squilibrio possono essere comunque risolti con semplici interventi).
Particolare cura è stata posta alla luce, lasciata passare il più possibile solo filtrata da pannelli forati che, in determinate ore creano dei particolari effetti di luce puntiforme giornalisticamente definiti orientaleggianti. I pannelli forati realizzati su nostro disegno sono di diverse tipologie e nel perimetro esterno si arricchiscono di cubetti di terracotta appositamente realizzati su nostro disegno e montati con particolari accorgimenti a vista.
Queste scelte progettuali sono state quindi impiegate per il raggiungimento di un concetto di mercato il più vicino possibile all’idea di piazza-mercato che in tutte le nostre elaborazioni sul tema abbiamo perseguito. Il mercato quindi come luogo eminentemente urbano di incontro di scambio ed integrazione sociale che richiama alla mente un tema tipico della città italiana: la piazza. Il cuore del mercato è appunto un piccolo slargo libero quasi al suo centro composto da tre parti: il grande affaccio a cielo aperto (anche per motivi di sicurezza) sui sottostanti scavi archeologici, una parte con copertura trasparente (ancora non realizzata) e una parte con copertura opaca dove verrà realizzato un piccolo punto ristoro. (Occorre ora precisare che pur essendo stato inaugurato nel luglio del 2012, il mercato manca ancora di alcune parti che verranno realizzate in fasi diverse). Nel cuore centrale del mercato, ove abbiamo posto i banchi di ortofrutta intorno alla piazzetta, abbiamo inoltre lasciato la maggior visibilità possibile realizzando i banchi con pareti divisorie dei banchi in vetro trasparente.
Questo mercato è stato più volte confrontato con recenti e similari realizzazioni europee ma non è stata notata la sostanziale differenza tra le impostazioni di quelle opere e la nostra. Molto spesso il concetto di questi altri mercati è, a nostro avviso, strettamente rinchiuso all’interno di una logica disciplinare architettonica -una grande copertura, ora geometricamente regolare altre volte libera e strutturalmente impegnativa- sotto la quale poi, il mercato, con le sue strutture -i banchi-, si disponeva quasi indifferentemente negli spazi sottostanti con il risultato che in genere l’opera del progettista potrebbe essere definita o come opera di “nascondimento” di un qualcosa di sporco, rumoroso o se va bene folkloristico o di effettiva indifferenza con il suo vero tema progettuale. Il nostro intendimento è stato del tutto diverso: infatti nel Nuovo Mercato di Testaccio copertura, struttura e singoli banchi sono tutt’uno e il singolo banco è trattato come una bottega urbana tipica romana -una campata strutturale tra pilastri collegati da un’architrave con un parapetto e un ingresso- con affaccio su luogo pubblico creando dei percorsi pedonali equivalenti a dei percorsi urbani.
A conferma dello scambio naturale tra il luogo, il contesto e il nuovo edificio oltre alla continuità storica della vocazione del luogo -dagli horrea romani, al luogo di approvvigionamento storico, al luogo dedicato al Mattatoio al mercato attuale- potremmo anche ricordare la scelta dei principali materiali che, oltre al vetro, sono il ferro e la terracotta accennando solo di sfuggita alla notissima vicenda del Monte dei Cocci ai piedi del quale il nuovo mercato sorge e ai primi esempi di architettura industriale in ferro che la zona ospita.